Il filo che ci unisce….
Senza radici non si Vola
B.Ulsamer
L’idea del B&B è figlia del desiderio di ricordare e onorare il passato, tirando fuori dai cassetti, dagli armadi, dai ripostigli, dal garage, dalla cantina tutte quelle tracce che erano state, più o meno accuratamente, conservate.
E noi, le figlie di Rosa e di “Su trapperi”, Michele, siamo passate dal pensiero o meglio dal sentimento all’azione nel momento in cui abbiamo deciso di condividere tutto questo attraverso quest’attività.
La predisposizione di essa ha avuto,per noi, una sua connotazione taumaturgica,un po’ magica, in quanto questo progetto ha unito le persone coinvolte nel momento in cui ha cominciato ad indagare e a scavare con delicatezza nella profondità di ogni non detto, di ogni situazione irrisolta partendo dall’oggetto per arrivare all’anima.
E dal piccolo mondo familiare al macrocosmo il passo è veramente molto breve…
Tutto inizia nei primi del ‘900 quando Nonna Martina insegnò a tutti i suoi 7 figli l’antica arte del cucito.
E i suoi figli si specializzarono in quello che era uno dei tanti modi per arrangiarsi e sopravvivere.
E i suoi figli si specializzarono in quello che era uno dei tanti modi per arrangiarsi e sopravvivere.
Così Michele insieme alle sorelle Peppina e Nina aprirono la “Sartoria Michelino Nieddu” ad Oschiri subito dopo la 2^guerra mondiale.
Si rese necessario un periodo di formazione a Roma, dove risedeva l’altra sorella Mariangela, che si concluse col conseguimento di attestati della scuola di taglio e cucito e di confezionamento .
Si rese necessario un periodo di formazione a Roma, dove risedeva l’altra sorella Mariangela, che si concluse col conseguimento di attestati della scuola di taglio e cucito e di confezionamento .
La sartoria si aprì, accolse tante “sartine” che appresero i primi rudimenti del cucito e lavorò, lavorò alacremente.Nel 1960 Michele si sposò con Rosa.
Ecco i vestiti del matrimonio rigorosamente handmade…
Nel 1961 nacque Martina, per tutti Marta, e dopo 2 anni Luisa .
Che fortuna, direte voi, chissà quanti bei vestiti!
Macchè , ci sono voluti anni e anni di terapia per superare i traumi dei fiocchettini, del vestitino a poisi ( come diceva la zia Peppina in perfetto francese) del cappottino tipo tela di iuta , delle minigonne lunghe al ginocchio , dei vestiti uguali tipo gemelle (uno con il colletto quadrato e l’altro tondo per non confonderli)
Il più grande desiderio rimaneva un paio di jeans “comprati”possibilmente Levis .....Che battaglia per ottenerli!!!
E quanti tessuti, quanti rocchetti di filo, quante pedalate sulla vecchia macchina da cucire, quante sforbiciate, quanti tratti di gesso sono passati in quegli anni!
Quanti vestiti, gonne, camicie, tailleurs, quanti completi per le feste, per i matrimoni, quanti vestiti da sposa sono stati realizzati!
E, all'insegna del risparmio , che metamorfosi subiva il vecchio cappotto ! Dopo qualche anno si trasformava in giaccone o giacca a seconda della moda del momento, dopo un po’ questa veniva declassata a semplice gilet che, dopo qualche lustro si divideva, generosamente, in presine o pattine per lucidare il lungo corridoio in graniglia . Dal cappotto alla presina diventò il motto !
Continuo a raccontare..............Sig.Checco
Un giorno telefonò mia sorella comunicandomi che mia madre, 75 anni, vedova da circa 20, riceveva ogni giorno la visita di Checco.
-Di chi? aggiunsi io
-Di Checco, viene ogni giorno , mangia , beve , le fa compagnia e poi se ne va!”
- Ci mancava solo questo, -dico io- e non poteva pensarci 20 anni fa!
Mi spiegò che andava a visitare anche la vicina , vedova anche lei, e passava dall’una all’altra. Entrambe lo aspettavano con trepidazione e se un giorno non andava a trovarle, una chiamava l’altra e informandosi a vicenda.
L’ho conosciuto e mi ha fatto un’ottima impressione nonostante le mie paure iniziali...........ve lo presento: eccolo!
.......è diventato uno di famiglia
E' un gheppio (falco tinnunculus) in sardo tilibriu......, per noi
semplicemente Checco!